Il secondo cervello

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“Il corpo grida quello che la bocca tace”

È ormai noto che per una buona salute fisica e mentale è importante essere in armonia perfetta con tutto il nostro corpo e che le emozioni ed i pensieri possono influenzare l’equilibrio psicofisico. A chi non è capitato di percepire la sensazione dello “stomaco chiuso” a causa di una forte emozione o in circostanze stressanti oppure di recuperare l’appetito con il miglioramento dell’umore? Com’è possibile che il nostro apparato digerente risenta in modo così importante delle nostre condizioni psicologiche?

Questo processo si chiama somatizzazione tramite il quale le forti emozioni “si scaricano” sugli organi che sono al di fuori del nostro controllo cosciente. Uno di questi è il delicatissimo intestino che, vittima delle sollecitazioni, dei pensieri, delle preoccupazioni o delle arrabbiature di tutti i giorni, si “ipersensibilizza”, la sua muscolatura si contrae più intensamente del dovuto producendo spasmi e scariche diarroiche, seguiti da periodi di stipsi e costipazione.

Secondo la PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia) l’organismo umano rappresenta un’unità strutturata e interconnessa dove i sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente. Numerose ricerche scientifiche in questo campo affermano che tra intestino e cervello esiste un collegamento strettissimo, primariamente per una ragione: nell’intestino troviamo un intreccio di numerosi neuroni che sono posizionati nella mucosa e nella tunica muscolare intestinale. Essi sono in grado di produrre gli stessi neuromediatori dei neuroni cerebrali e contengono sulla loro superficie gli stessi recettori delle cellule del cervello. Questa particolare similarità permette un continuo scambio di informazioni e una spiccata sinergia tra i due. L’intestino è quindi un organo “intelligente” con capacità di associazione e coordinazione proprie che non regola solo ed esclusivamente le funzioni ad esso adibite, ma possiede una propria rete nervosa che gli conferisce prestazioni sofisticate. Tale rete nervosa, proprio per le sue dimensioni e funzioni, possiede una sua importante autonomia e per questo motivo i ricercatori l’hanno battezzata con il termine “secondo cervello” che “sente”, metabolizza emozioni, smista informazioni, reagisce alle sollecitazioni dell’ambiente circostante, soffre, gioisce.

Attenzione però, nonostante questa autonomia di funzionamento del cervello enterico, la relazione tra i due cervelli prosegue senza sosta in entrambe le direzioni nel senso che quello che accade nella testa (stress, emozioni) influenza la salute dell’addome disturbando la peristalsi, la produzione di acidi, enzimi, di ormoni, di citochine e dall’altro lato i disordini intestinali possono produrre il loro effetto sul cervello influenzando il benessere mentale (depressione, ansia e altri disturbi psichici).

Negli ultimi tempi è stato inoltre messa in evidenza la stretta interazione che intercorre tra sistema nervoso intestinale, sistema immunitario e la complessa flora intestinale.

I batteri della flora intestinale sarebbero in grado di rispondere direttamente ai segnali di stress. La presenza di ormoni dello stress quali le catecolamine, come adrenalina e noradrenalina, stimola la crescita, la motilità e la virulenza dei batteri che vivono in condizioni di equilibrio fra di loro e con la nostra parete intestinale e il suo sistema immunitario.

L’aspetto più sorprendente è che l’intestino dell’adulto è colonizzato da 100 mila miliardi di microrganismi, un numero strabiliante se si pensa che superano il numero complessivo di cellule nel corpo umano. Tale ecosistema entra nella complessa regolazione dell’asse intestino-cervello ed in altre parole, lo stress modifica la flora batterica, ma è vero anche il contrario, ossia che i batteri dell'intestino possono modulare la motilità, la permeabilità e la sensibilità dei visceri mediante lo scambio di messaggi ormonali con le cellule della mucosa intestinale, l’interazione con le cellule immunitarie, ma anche la comunicazione diretta tra batteri e cellule del sistema nervoso enterico.

Viste tutte le funzioni svolte dall’intestino, non dovremmo stupirci del fatto che un suo malfunzionamento determini le intolleranze alimentari. Nell’intestino risiede buona parte del nostro sistema immunitario che, tra le altre cose, riconosce pezzi indigeriti di cibo e fa in modo che non vengano prodotti anticorpi contro quel cibo. Questo meccanismo funziona se la mucosa intestinale e la barriera formata dai batteri sono intatte. Se queste vengono danneggiate, i residui di cibo indigerito vengono a contatto diretto con la mucosa intestinale e creano irritazione. Si instaura un’infiammazione minima persistente che peggiora questa situazione e al nostro organismo basterà una minima quantità del cibo incriminato per produrre una reazione come ad esempio cefalee, dolori articolari, gastriti, ecc. Un’intolleranza funge da trampolino di lancio e per tale motivo si associa alla comparsa di una pletora di sintomi.

Essere a conoscenza di questo nostro secondo cervello ci aiuta ad affrontare i problemi fisici legati all’intestino in modo diverso non sottovalutando la comparsa di bruciori di stomaco, ulcere, coliti, stipsi e via dicendo.

Numerose ricerche scientifiche in questo campo dimostrano come le attività contemplative costanti quali la preghiera e la meditazione agiscono sui processi biologici, sulla salute fisica, psicologica ed emotiva. In effetti, è dimostrato che queste pratiche tendono ad abbassare il tono del sistema simpatico a favore di una attivazione di quello parasimpatico, predisponendo al rilascio di ormoni quali serotonina (ormone del benessere) dopamina, endorfine, citochine agendo quindi sull’asse cervello-intestino appena descritto.

 

dott.ssa Sujem Benedetto

Biologa nutrizionista

 

Bibliografia:
Furness JB et al. The enteric nervous system and gastrointestinal innervation: integrated locsl and central control Adv Exp Med Biol, 2014;
Mawdsley JE et al., The effects of acute psychologic stress on systemic and rectal mucosal measures of inflammation in ulcerative colitis, Gastroenterology 2006; 131: 410-419
BENSON Herbert, Credere per poter guarire, Sperling & Kupfer Editori, 1997

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